30 Aprile 2025
OMELIA DI S.E. MONS. GIUSEPPE MENGOLI IN OCCASIONE DELLA MESSA DI SUFFRAGIO PER PAPA FRANCESCO

Cattedrale di San Severo
Omelia nella messa di suffragio per papa Francesco
29 aprile 2025
Grazie, carissimi, per aver accolto questa sera l’invito a pregare insieme per papa Francesco.
Questa celebrazione diocesana risponde innanzitutto a un bisogno del cuore, perché esprime il nostro legame con lui, un legame che noi credenti sappiamo andare ben al di là della morte fisica. E siamo qui per esternare anche la gratitudine della nostra chiesa diocesana per i 12 anni del suo pontificato.
Sentiamo il dovere di pregare per la sua anima, allora, giacché la Chiesa sa che la preghiera di suffragio per i cari defunti fa parte dei suoi appuntamenti quotidiani, diventando per loro un prezioso atto di amore. La “cura delle anime” va oltre le barriere del tempo e dello spazio e il dono delle nostre orazioni, se sincere, contribuiscono misticamente a che tutto il corpo di Cristo, tutti i credenti di ieri e di oggi, vadano incontro alla gloria del cielo.
Con fiducia, perciò, ci rivolgiamo al Padre perché accolga nella gloria dei santi il nostro papa, padre e fratello Francesco.
Pregando per lui, oggi, non vogliamo, tuttavia, guardare innanzitutto in dietro per passare al setaccio delle nostre valutazioni il percorso da lui compiuto, quanto contemplare l’eternità, cui ora è stato chiamato, e risvegliare quella “nostalgia” di essa, dell’“oceano senza confini”, come la definivano i padri, senza la quale è difficile ritrovare la forza di costruire la nave e ancora più difficile arrischiarsi in un viaggio nel mare aperto della vita.
Ci viene incontro la Prima Lettera di Giovanni, nella quale leggiamo che “Dio è luce” e che “in lui non c’è tenebra alcuna” (1Gv 1,5). È da quella luce che splende fin dal primo giorno della creazione, allora, che il mondo va interpretato. È quella luce che dà pieno senso a ogni nostro passo perché ci permette di vedere la verità e, più ancora, di essere e di agire nella verità. È quella luce carica di amore eterno, verso la quale ambiamo, ad essere il traguardo di ogni percorso, di ogni passo, di ogni fatica e di ogni esistenza, sapendo che tutto il resto è destinato inesorabilmente a spegnersi. Ed è quella luce che senza eccezioni ed esclusioni può unire nella misericordia e nella giustizia l’intera umanità.
L’ingresso nel giorno senza tramonto è la struggente ed insistente supplica che questa sera, unendoci alla preghiera del mondo intero, rivolgiamo con fiducia filiale a Dio Padre per papa Francesco, quale nostro sincero tributo alla Sua persona. Sono tante, in questi giorni, le attestazioni di affetto e di stima verso un papa che ha saputo esternare con immediatezza la sua vicinanza paterna e, per questo, è riuscito ad entrare nel cuore di tutti. Non poteva mancare, così, quella della nostra Diocesi, che volentieri questa sera si è riunita per pregare insieme. Un momento questo all’insegna della comunione: comunione tra noi, comunione con il Signore e comunione con papa Francesco che pochi giorni fa ha attraversato la scena di questo mondo.
La comunione tra noi cristiani, infatti, non si fonda innanzitutto sulla vicinanza fisica o sulla conoscenza diretta. La nostra comunione è spirituale, nello Spirito cioè. Per questo motivo nemmeno la morte ha il potere di spezzare la relazione con chi abbiamo conosciuto e amato. E nessuna distanza di tempo o di spazio allenta i nostri vincoli fraterni.
Ed è proprio su questa comunione nello Spirito che fondiamo la preghiera di questa sera, affidandoci a quello che Gesù, il perfetto orante, ha insegnato durante la sua vita pubblica, pregando lui stesso per noi e con noi. Attraverso il suo cuore anche noi, allora, rivolgendoci al Padre, vogliamo ripetere: “ti rendiamo lode, o Padre” per papa Francesco.
Ti rendiamo lode, o Padre, che in Cristo lo hai chiamato all’esistenza e gli hai affidato la guida della Chiesa universale. Lo sguardo del Signore Gesù lo ha accompagnato lungo tutto il suo ministero, che egli, a sua volta, ha sempre affidato alla misericordia divina. Era ben consapevole che non si è scelti per meriti e che davanti a Dio non valgono le carriere e, così, con un’umiltà disarmante chiedeva al termine di ogni incontro di pregare per lui. Si sentiva in cammino anche lui, era in cammino anche lui. E come se non bastasse, ogni volta, la sua richiesta era impreziosita da un delicato “per favore”, quasi a non voler esigere un ricordo nella preghiera, facendo leva sul suo ruolo, ma semplicemente sulla bontà di chi lo avrebbe fatto. Si affidava a noi. Alla nostra bontà. Con fiducia.
Negli anni della sua esistenza e del suo ministero, poi, ha toccato con mano la verità delle parole di Gesù che, rivolgendosi a un suo discepolo, Filippo, aveva detto: “Chi vede me, ha visto il Padre”.
Francesco, lo ha incontrato ogni giorno nella parola e nella eucaristia, lo ha riconosciuto nel carisma di Sant’Ignazio di Loyola che lo ha attratto fin da giovane, lo ha incontrato nell’intenso ministero presbiterale ed episcopale. Lo ha incontrato nei non pochi momenti di sofferenza, quando, senza tirarsi indietro, è salito sulla croce. Lo ha riconosciuto nei poveri, quelli che accoglieva a Buenos Aires e quelli che, negli anni del pontificato incontrava a Roma e nelle varie parti del mondo.
Con il suo sguardo mistico, attraverso le membra vive della carne di Cristo, vedeva così il Padre, anche lì dove lo sguardo di tanti non riusciva a scorgere che pietre da scartare, persone anonime, improbabili per credibili e sicuri investimenti. Proprio lì, invece, egli con forza e sicurezza ci ha indicato il vero tesoro, il “tesoro nascosto”. Quello per il quale S. Vincenzo de’ Paoli non esitava a dire di dover “lasciare Dio per Dio”.
È stato un papa “piccolo”, un papa che si è fatto “piccolo” e proprio per questo il suo modo di vedere gli altri, spesso non era capito, ma solo giudicato. Con fine ironia il testo de Il Piccolo Principe avrebbe detto che: “I grandi non capiscono mai niente da soli e i piccoli si stancano a spiegargli tutto ogni volta”. Ma papa Francesco non ha mai dato cenni di stanchezza in questo e la sua voce giungeva sempre dritta al cuore di tutti.
I piccoli sono senza filtri. Amano e basta. Accolgono e basta. I piccoli hanno bisogno degli altri e sanno che tutti, davvero tutti sono un dono. Francesco ci ha insegnato a non distinguere all’interno del genere umano pezzi di valore e tarocchi, perché ognuno ha un inestimabile valore unico.
Ed è lo stesso Signore che ora dice a Francesco: “venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi”.
Di cosa si era stancato papa Francesco? Era stanco di vedere la guerra, della quale invece non ha mai smesso di gridare l’assurdità. Era stanco di assistere alle solite selezioni che dividono drammaticamente le persone in ricche e povere. Era stanco di vedere segnali di non amore addirittura all’interno della comunità cristiana, vanificando il fatto di essere tutti fratelli e sorelle. Era stanco di assistere a una chiesa tiepida, ripiegata su sé stessa e morta dentro.
Di cosa non era stanco invece? Di esserci… fino alla fine, dimostrandoci, quasi in modo eroico, poche ore prima di morire, di voler attraversare la sua piazza per salutare, incontrare e benedire i fedeli presenti, ma in apprensione per il suo stato di sofferenza. Non era stanco di gridare la speranza, di credere in tutti, di credere nella misericordia, di affidarsi alla Vergine Maria e di dare voce agli scartati e di parlare con loro.
Grazie papa Francesco, perché ci hai insegnato ad anticipare sulla terra l’abbraccio eterno e ci hai chiesto di essere noi stessi segno di quell’abbraccio. Ci ha ricordato con il tuo stile più che con le parole che alla fine saremo abbracciati anche noi da Dio Padre, se non avremo cancellato dal nostro cuore e dalla nostra vita le parole del Figlio: “avevo fame, e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e in carcere e siete venuti a trovarmi…”.
Prega per noi perché la chiesa riscopri la sua principale vocazione che è quella di “dare il ristoro” di Cristo a quanti incontra sul suo cammino. Prega per noi affinché nessuno rimanga appagato dai momentanei, fugaci ed illusori ristori e sia disposto a giocarsi tutto per quel “ristoro” definitivo e certo che solo il Signore promette e può donare. Prega per noi perché il vero motivo della tenuta della nostra gioia, già fin d’ora, in un mondo che accumula tristezze e delusioni sia l’attesa dell’incontro definitivo con il Vivente.
Grazie papa Francesco per essere stato per noi un dono e una profezia. Il Signore ti dia pace!