06 Giugno 2025
Messaggio di Mons. Giuseppe Mengoli ai Catechisti della Diocesi 2025.

“Lieti nella speranza” (Rom 12,12).
Cari Catechisti, siate lieti nella speranza!
Come ad amare e a credere, anche a sperare si impara. Voi, tuttavia, avete un grande vantaggio ed è la lezione che vi viene dai bambini e dai ragazzi che vi sono stati affidati. Essi tengono viva la gioia nei loro occhi, ponendosi come un potente argine contro il cinismo degli adulti, molto spesso, più disposti a rimpiangere il passato, che a sognare il futuro.
Ma se il Signore ci chiede di diventare come bambini, il suo invito traduce il suo desiderio di vederci felici e di vederci correre, mossi dai passi veloci della speranza, come fanno i piccoli appunto, o come fecero i discepoli la mattina di Pasqua. Quanta forza di vivere, quanto entusiasmo nelle loro corse…
La speranza è il ‘vangelo’ dei piccoli, è la ‘buona notizia’ che, a volte, anche inconsapevolmente, essi donano ogni giorno. Essa è scritta sul loro volto. È il segreto del loro sorriso. Un segreto che voi catechisti avete imparato a scoprire e ad accogliere. Come il volto, poi, anche ogni sorriso è unico, rimandando alla storia di amore che lo ha generato.
La speranza, infatti, non nasce dal nulla. Essa è già un risultato e sorge solo quando ci si sente amati. Per quello che si è. Senza giudizi. Quando questo avviene, la speranza è già lì. E fa sorridere il cuore alla vita.
Le doglie del parto della speranza terminano, infatti, nel momento in cui arriva una conferma, un’attenzione, un gesto di cura o di misericordia, un abbraccio, una carezza, una parola amica. Basta poco, a volte, molto poco, per farla nascere. Ma un’esistenza senza speranza è intristita e soffocata in un presente che muore già sul nascere, perché privo del necessario calore umano.
La speranza, perciò, è tanto preziosa, quanto fragile. Essa acquista forza solo se la si prende sul serio, altrimenti ne rimane solo un triste rimpianto, accanto alla malaugurata convinzione che se ne può fare a meno. Ma al freddo, all’isolamento del cuore è quasi impossibile abituarsi.
Che il sorriso dei vostri bambini e dei vostri ragazzi incontri il vostro, cari catechisti! Sempre! Che il loro sorriso trovi conferma nel vostro, anche quando ragionevolmente potrebbero esserci motivi per non giustificarlo più come realmente possibile.
Chi sorride ricuce il patto con la vita ed è disposto a ricominciare.
Ogni sorriso, infatti, contiene la fragile e potente profezia di una realtà ‘altra’ che è già presente, anche se con un’evidenza apparentemente meno forte rispetto alle illusorie evidenze cui ci abitua il mondo dell’efficienza, dell’apparenza e del mercato.
La speranza, allora, ha sempre un nome. Ha il nome di ogni bambino e di ogni ragazzo. E la speranza ha anche il nome del Risorto! Anzi con lui, essa è diventata eterna, è diventato il nuovo sole, pronto a sorgere dall’oriente delle nostre esistenze.
La vostra speranza nasca dal vostro essere diventati gioiosi come bambini, perché siete stati raggiunti dalla luce intramontabile e dal calore inesauribile di quel sole.
Non siate imbarazzati nell’essere felici! Smentite tutti coloro che vestono la loro fede di seriosità, dimenticando che il vero scandalo dello stile divino sta proprio nell’amare a dismisura peccatori e fragili, che sono ben consapevoli di non potercela fare da sé.
Dite con gioia che la speranza non è una cosa da fare, ma una condizione interiore che si nutre dell’incontro quotidiano di due sguardi che si cercano, che si amano costantemente. E ricordatevi sempre che tanto maggiore è la letizia, quanto più certa la speranza.
Vi affido, allora, due consegne: lasciatevi sorprendere dalla speranza e dal sorriso dei ragazzi e, nello stesso, nutritela con la vostra, perché lo sappiamo tutti, a prescindere dall’età, che la speranza vive di attesa.
La grande responsabilità di voi catechisti, accanto a quella dei genitori, la responsabilità della Chiesa sta nel non deludere l’attesa dei più piccoli, affinché nessuno di loro, voltando le spalle, dica: “tutto qui?” e smetta di credere alle “buone notizie”.
Il vostro modo di stare con loro li incoraggi ad amare la loro esistenza, i loro affetti e i loro sogni, non dimenticando che tutto è pegno del grande amore di Dio, i cui progetti sono infiniti come il cielo.
San Severo, 6 giugno 2025
+ don Giuseppe, vescovo